domenica 11 marzo 2007

Luigi Facta sul Monviso



Vista sulle Alpi Cozie dall'agriturismo Castelletto.


Racconto tratto da Vecchia Pinerolo di L.Timbaldi - ed.del Corriere Alpino - 1953.

Chi, molti anni fa, saliva sul Viso per la parete Sud-Ovest, che è la più facile, giunto al grosso nevaio sopra il Rifugio Sacripante, era costretto dalla guida a fermarsi e a lasciarsi legare in cordata. La guida era quasi sempre il famoso Perotti di Crissolo, il Re del Viso, come lo chiamavano, per le sue 500 e più ascensioni sul Gigante delle Alpi Cozie.
Una strana guida il Perotti, il cui vero nome era Farina, basso, tarchiato, con due occhi piccoli furbeschi, con due baffoni color pece. Si piantava davanti alla corriera, in posa un po' tartarinesca, cappello verde pisello schiacciato sulla fronte, una grossa corda maniglia avvolta al torace, l'alpestock col manico di camoscio, e attendeva a piè fermo il turista, sicuro che il pesce avrebbe abboccato e avrebbe scelto lui, la più coreografica e la più curiosa delle guide.
Guai se lo avesse visto Emile Rey, lo scalatore di ben cinquanta punte vergini, che poi doveva precipitare durante una tormenta spaventosa dal Dente del Gigante! Jules Brocherel, l'alpinista scrittore, un vero sacrario vivente delle memorie valdostane, mi raccontava alcuni anni fa un episodio che caratterizza Emile Rey, il vero scalatore della montagna.
Alto, nero, taciturno, con le mani conserte, stava un giorno osservando la folla di turisti che attendevano di essere trasbordati sul Mer de Glace. Gli si avvicina un turista francese e gli domanda:"Combien voulez vous pour traverser la Mer de Glace?
- Voilà les guides pour la Mer de Glace" risponde sdegnosamente Emile Rey, additando le guide di Chamonix,"Moi, je suis pour la haute montagne."
Ma in fondo il Perotti era una buona guida e conosceva il Viso come pochi altri. Portava sul torso robusto ben ventisette stigmate rosse lasciategli dal fulmine, mentre scalava il Viso di Valauta, e soffriva a morte quando altre guide gli soffiavano un cliente.
Ma veniamo a bomba. Quando egli incominciava a legare un paziente, additava una roccia che affiorava nella neve gelata. Qui-diceva con voce sorniona- ho preso a schiaffi S.E. Luigi Facta. L'ai daie doi sgiaflon...
E non mentiva. Se qualcuno rideva incredulo, egli estraeva dal giubbone grigiastro il portafoglio e gli metteva sotto il naso una cartolina con tanto di intestazione della Camera dei Deputati. "Caro Perotti, non mi sono offeso per gli schiaffi, che ho meritato, Lei mi ha salvato la vita, perché se non mi svegliavo, addio politica! Luigi Facta".
S.E. Luigi Facta non era certo un grande alpinista, ma allora, dopo la scalata al Viso di Quintino Sella e della Regina Margherita, era di moda per gli uomini politici e le personalità piemontesi più in vista compiere una ascensione sul Monviso, così alto ed armonico sulla cresta di confine. Qualcuno, è vero, si fermava a Crissolo o tutto al più sostava al Piano del Re davanti a quella che si crede sia la vera sorgente del Po. Ma chi conosce i misteri sotterranei delle acque? L'on. Facta invece non bluffava e tentò l'ascensione, che per poco non gli fu fatale, anche perché il Viso presentava allora alcune serie difficoltà per chi no possedesse un fisico adatto. Allora era ancora rivestito di ghiacciai grossi e piccoli e dove vi è ora una imponente morena, un po' sopra il lago Chiaretto, che sembra una fantastica terrazza sul mondo, il ghiacciaio apriva la sua bocca piena di rombi paurosi. Si può anche dire che il colle tra il Viso e il Viso Mozzo era tutto un ghiacciaio lungo quasi due chilometri. Anche la vedretta della Parete Nord era più ampia e più lunga e nei famosi camini si nascondevano dei piccoli ghiacciai insidiosi che richiedevano molta cautela specialmente nella discesa. ...
S.E. Facta però non avrebbe mai immaginato che il suo sonno sul nevaio e gli schiaffi provvidenziali avrebbero formato oggetto di scherzo da parte del suo salvatore. Ma Claudio Perotti era fatto così. A differenza delle guide valdostane sempre taciturne e quasi accigliate, egli chiaccherava continuamente durante l'ascensione, raccontando episodi e barzellette.
Era forse un modo come un altro per tener su il morale dei novellini, ai quali ogni tanto offriva delle sorsate del pacioc Perotti, un orribile miscuglio d'un giallo marrone fatto di uova sbattute, caffé e marsala. Quando si era sulla punta, o meglio su una delle due punte del Viso, quella Est, la guida burlona esclamava, amiccando con l'occhio sinistro:"Si,'n sla ponta l'ai fat Visolot!".
Claudio Perotti aveva tre figli maschi, Quintino, Giovanni e Visolot. E Visolot, diceva lui, era stato concepito sul Viso.
Favolosi tempi d'una volta, quando i Ministri salivano ancora in cordata e si facevano schiaffeggiare dalle guide e i re offrivano toscani ai portatori di Ceresole Reale e avevano per compagno un terribile Abate, scalatore di vette, cacciatore e scrittore arguto... Favolosi tempi, quando i vecchi Pragelatesi portavano a Facta in custodia le tupine colme d'oro, perché non si fidavano delle banche, e Giovanni Giolitti vendeva i buoi per pagare l'affitto dell'appartamento a Roma...

Nessun commento: